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Imprese a corto di liquidità

Sempre più difficile l’accesso al credito per le pmi del Salento

La crisi economica scoppiata nel 2008 ha portato ad una forte contrazione dei prestiti, causando il fallimento di molte imprese. Da segnalare, inoltre, l'assenza di ammodernamento delle strutture aziendali, proprio a causa della carenza di liquidità che non ha permesso nuovi investimenti, impoverendo il tessuto imprenditoriale italiano agli occhi della spietata concorrenza mondiale.

Le cifre degli ultimi tre anni sono da brivido: i prestiti bancari hanno registrato una contrazione di oltre 46 miliardi di euro. In particolare, rivela Unimpresa, gli istituti di credito hanno tagliato i finanziamenti, da dicembre 2013 a ottobre 2016, sia alla pubblica amministrazione (-35 miliardi) sia alle imprese (-30 miliardi). Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, in quasi tre anni il totale dei crediti bancari ha registrato una contrazione complessiva del -1,38%.

La crisi di liquidità delle piccole e medie imprese italiane ed europee potrebbe durare ancora diversi mesi. Complici la mancata ripresa dei consumi, le difficoltà di accesso al credito bancario e una riduzione dei tassi di finanziamento più lenta rispetto alla media dei maggiori Paesi europei.

Diventa sempre più difficile l’accesso al credito dunque, anche per le piccole e medie imprese con meno di 20 addetti, attività commerciali e artigiani presenti in provincia di Lecce, nonostante rappresentano la stragrande maggioranza del tessuto produttivo locale; e non sono state poche in questi ultimi anni le attività che pur essendo sane, hanno dovuto chiudere perché ritenute non “bancabili”.

I numeri in tal senso, confermano purtroppo, quanto detto, i prestiti alle piccole aziende leccesi rappresentano meno di un terzo rispetto al totale dei prestiti erogati. Per la precisione, appena il 30,8 per cento, secondo l’ultimo report sul credito, a cura dell’Osservatorio economico, diretto da Davide Stasi, che ha analizzato l’andamento degli impieghi bancari erogati alle aziende salentine.

La medesima tesi è confermata anche da Corrado Brigante, presidente della Cooperativa di garanzia «L’Artigiana», il quale ribadisce che il problema dell’accesso al credito è sicuramente uno dei più sentiti dai piccoli imprenditori. La serie storica da loro elaborata mette bene in evidenza che, sebbene già nel periodo pre-crisi i livelli di attenzione a questa parte del tessuto produttivo salentino non fosse particolarmente elevata, lo stock percentuale di finanziamenti si è andato via via riducendo. Ed ha aggiunto, che diventano essenziali quegli strumenti di mutualità che hanno consentito ai piccoli imprenditori di accedere ai prestiti pur a fronte di condizioni di ingresso ai limiti del tollerabile. Il riferimento – spiega – è ai consorzi fidi ma anche a tutti quegli strumenti di finanza agevolata.

Davide Stasi (sopra citato) aggiunge che per provare davvero ad invertire la marcia è fondamentale procedere al completamento delle nuove regole del Fondo centrale di garanzia e adottare, nei prossimi mesi, la norma che attua la legge delega di riforma dei confidi. Si potrebbe agire anche alla fonte, ossia riducendo il fabbisogno di credito delle piccole imprese, magari consentendo la compensazione diretta e universale tra debiti e crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione, una misura, quest’ultima invocata da tempo.

A fronte della persistente crisi di liquidità e del doppio metro applicato dalle banche nei confronti di PMI e aziende di maggiori dimensioni, la finanza alternativa oggi costituisce uno strumento maturo e consolidato per far fronte alle esigenze finanziarie delle imprese stesse. In quest’ottica e alla luce dell’indagine BCE la finanza alternativa non è più, come titolava il Financial Times ormai due anni orsono, solo una “grande speranza per le PMI”, ma diventa una concreta opzione per diversificare le fonti di finanziamento e ridurre la dipendenza dal canale bancario.

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